Nel 2020 le aziende agrituristiche attive sono 25.060; la crescita maggiore è nel Nord-est e nel Sud.
Il 63% dei comuni italiani ospita almeno un agriturismo ma si arriva al 97% in Toscana e Umbria.
Rispetto all’anno precedente gli agrituristi di nazionalità italiana si riducono del 21,8%, quelli stranieri del 62,7%.
Oltre due terzi degli agriturismi multifunzionali offrono alloggio e/o ristorazione.

La crisi sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19 non ha prodotto effetti negativi sul numero delle aziende agrituristiche che, rispetto al 2019, aumentano di 484 unità. Si conferma in tal modo la crescita che dal 2007 caratterizza questo settore: negli ultimi 13 anni è stata in media nazionale del +41,4%, con un saldo attivo di 7.340 strutture e raggiunge +61,3% nel Nord-ovest, +45,6% nel Centro, +41,9% nelle Isole, +36,2% nel Sud e +30,2% nel Nord-est.

Il tasso medio annuo di crescita tra il 2007 e il 2020 è del 2,5% e sale a 3,5% nel Nord-ovest. Nelle altre ripartizioni varia tra il 2,2% del Sud e il 2,7% del Centro, con il Nord-est attestato a +1,9%. Sembra, quindi, che la crescita media sia maggiore nelle aree dove nel 2007 il numero di agriturismi era più basso, a testimonianza di un processo di convergenza territoriale tra le diverse aree del Paese.

La dinamica positiva caratterizza questo settore nel medio-lungo termine, oltre che sotto l’aspetto quantitativo anche sotto quello della diffusione. Nel 2020 i comuni con almeno un agriturismo sono 4.979 e rappresentano il 63% del totale dei comuni italiani.

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