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Ciò che sempre più spesso si cerca in una vacanza è riconnettersi con se stessi, disintossicarsi dal quotidiano, vivere momenti fuori dallo spazio e dal tempo, immergendosi completamente nell’habitat del luogo. Dopo il periodo durissimo di emergenza che tutti abbiamo vissuto, questo desiderio è diventato una necessità.

A La Thuile basta lasciarsi guidare dai profumi, dai colori e dalla magia della natura per sentirsi bene, ritrovare i propri tempi, ridurre le tensioni e recuperare le energie per una totale rigenerazione di corpo e mente. Camminare nel silenzio dei boschi del Promise, distendersi negli immensi prati che circondano il paese, sentirsi liberi nella vastità del Petosan, immergersi nella storia al Colle del Piccolo San Bernardo, ascoltare il fruscio del vento man mano che si sale in alta quota, sentire il respiro della terra, scoprire i segreti che nascondono fiori, erbe e frutti di montagna, ognuno può scegliere il proprio modo per entrare in sintonia con la natura e portarsi a casa una personale esperienza di benessere.

La zona del Promise, raggiungibile facilmente a piedi dal centro di La Thuile, è un luogo poetico dove risuona la forza della natura ed è facile percepirne l’abbraccio. Da una parte lo scorrere dell’acqua della Dora del Rutor, dall’altra i prati circondati dai boschi, di fronte lo scenario del Massiccio del Rutor, questo habitat naturale e selvaggio è capace di rigenerare il senso di bellezza, stupore e curiosità, allontanare lo stress, permettere di rilassarsi, ricaricarsi di nuova energia e regalarsi pace. Una full immersion nella natura, un percorso sensoriale che vede al centro una serie di attività motorie all’aria aperta, tenuti da insegnanti certificati, per risvegliare corpo, mente, spirito e, perché no, rafforzare anche il sistema immunitario.

A La Thuile la natura è generosa. Le particolari condizioni climatiche e l’altitudine creano un habitat adatto alla crescita spontanea di erbe officinali e aromatiche. Nei boschi, sui terreni montani o nei prati, le erbe che si raccolgono a La Thuile riescono ad esprimere le loro caratteristiche migliori. Conoscerle fa parte di quel bagaglio di antichi saperi e tradizioni che si tramandano da generazioni. Nelle gite organizzate, accompagnati da un esperto botanico, si impara a saperle distinguere e capirne proprietà e utilizzi sia per il proprio benessere, per la preparazione di tisane, oli e unguenti per massaggi, sia in cucina, impiegate come spezie per aromatizzare alimenti, come ingredienti di una pietanza e nella realizzazione di liquori. 

Le cappelle, nel cuore delle numerose frazioni del paese, e la chiesa parrocchiale di San Nicola, quest’ultima risalente al 1.100, propongono un interessante tuffo nell’arte, così come la Casa Museo Maison Berton che ospita opere di artigianato locale, mobili e oggetti antichi e organizza visite libere gratuite e visite guidate a pagamento su prenotazione per adulti, ragazzi e bambini.

A La Thuile sono molti anche i percorsi di trekking, alcuni più conosciuti altri meno battuti ma tutti egualmente immersi negli ambienti puri e silenziosi di una montagna volutamente poco antropomorfizzata. Una montagna potente la cui energia diventa linfa per disintossicarsi dai ritmi imposti dalla vita metropolitana e recuperare benessere psico-fisico.

Prendendo la cartina dei sentieri di La Thuile c’è solo l’imbarazzo della scelta. Da una parte i valloni di Youlaz, Orgères, Chavannes e Breuil verdi, selvaggi, preziosi da un punto di vista geologico e ricchi di testimonianze storiche, quando si arriva in sommità regalano un affaccio previlegiato sulla catena del Monte Bianco. Dall’altra i sentieri che portano verso la zona del Rutor con le sue cascate, i laghi di Bellacomba, il lago Verde e il lago Grigio e il rifugio Deffeyes partenza per la più impegnativa escursione verso il ghiacciaio del Rutor, il sesto in Italia per estensione.

Puntando invece verso il Colle del Piccolo San Bernardo, si può raggiungere il Lago Verney, il più vasto specchio lacustre naturale della Valle d’Aosta che si trova a 2.088 metri di altitudine, oppure procedere verso l’area archeologica proprio nella zona di confine tra Italia e Francia. Di origine glaciale, intorno alle sponde del Lago Verney si trova una ricca varietà di flora. Le rive ospitano carici, eriofori e sfagni, mentre la circostante area paludosa è ricca di giunchi, asperelle, ranuncoli e più in là, vicino alle risorgive vivono sassifraghe e primule.

Esattamente dalla parte opposta due passeggiate classiche per le famiglie: quella che da Colle San Carlo conduce in quindici minuti al Belvedere di Arpy, una balconata da cui ammirare la catena del Monte Bianco oppure quella che porta al lago di Arpy.

Fanno parte della storia del paese, sono avvolte da miti e leggende, figlie dei laghetti alimentati dal ghiacciaio del Rutor, le meravigliose cascate, visitabili in estate, sono tre salti d’acqua impetuosi che si gettano in gole e precipizi scavando la roccia con tutta la potenza dell’acqua di fusione.

Partendo dalla frazione di La Joux a 1603 metri di altitudine e posta a soli tre chilometri dal paese di La Thuile si può arrivare con un bel sentiero fino alla terza cascata che si trova invece a 1.996 metri. Il primo punto di osservazione si incontra dopo una ventina minuti di cammino dai casolari di La Joux, lungo una mulattiera che passa per boschi di conifere. La prima cascata è sorprendente, l’emozione dell’arcobaleno, la forza dell’acqua suscitano sensazioni incredibili. Un pianoro bucolico vicino al torrente è l’occasione per rinfrescarsi e concedersi qualche scatto fotografico, poi si riprende a salire per il sentiero che raggiunge la seconda cascata a 1.850 metri e di lì a poco anche la terza cascata sulla quale un ponte d’acciaio lungo circa 16 metri per 1,20 metri di larghezza, inaugurato nel 2014, permette a tutti di passare da una parte all’all’altra godendo dello straordinario spettacolo dei tre salti d’acqua sottostanti.

Da questo punto si può tornare indietro seguendo il sentiero sull’altra sponda orografica oppure scegliere di salire al Rifugio Deffeyes proprio ai piedi del ghiacciaio del Rutor, un’escursione impegnativa soprattutto per i bambini, ma molto bella. Un’altra opzione è quella di deviare a destra dopo le cascate seguendo la direzione dei laghetti glaciali di Bellacomba.

Agli alpinisti esperti, attrezzati e meglio se accompagnati da una guida alpina, è invece riservata la salita verso il ghiacciaio del Rutor che, con i suoi 8,4 chilometri quadrati di superficie, è il terzo per estensione in Valle d’Aosta dopo quello del Miage e del Lys, e il sesto in Italia. Un’ampia calotta glaciale, che dalla Testa del Rutor (3.486 m.) scende fino a 2.500 metri di quota.

L’escursione richiede almeno due giorni. Da La Joux si arriva al rifugio Deffeyes e dopo la sosta per la notte si riparte al mattino presto alla volta della Testa del Rutor.

Nel contesto di una montagna selvaggia, a 2.188 metri, proprio sopra il Lago di Verney, in corrispondenza della linea di confine tra l’Italia e Francia, c’è un punto di particolare magia. Si tratta della zona archeologica dove è stato rinvenuto un Cromlech, un cerchio di 46 pietre e settantadue metri di diametro che probabilmente racchiudeva un dolmen al centro e nell’antichità era considerato un luogo di culto molto importante. Tante le leggende intorno al Cromlech, che spesso viene erroneamente chiamato “Cerchio di Annibale”, attribuendolo al condottiero punico che si dice sia passato dal valico. Quel che è più certo è che avesse la funzione di tempio all’aperto e di osservatorio astronomico, ipotesi sarebbe confermata dalla presenza di una pietra molto più grande delle altre all’interno del cerchio, utilizzata per segnare la direzione del sole al solstizio d’estate.

Il 21 giugno, infatti, il Cromlech offre un emozionante spettacolo astronomico poiché il sole che tramonta dietro la sella del Lancebranlette, crea per circa mezzo minuto un’ombra a semicerchio che avvolge la struttura megalitica, lasciando solo l’area sacra in luce.

Questo luogo, oggetto ancor oggi di studio, risale quasi sicuramente all’epoca preceltica. Ma l’importanza come via di transito del Colle del Piccolo San Bernardo è testimoniata anche dai resti di un tempietto gallico e di due “Mansiones” dell’epoca romana, che garantivano ristoro e pernottamento ai viaggiatori e agli animali che già nel I° secolo a. C. percorrevano questo valico come via verso le Gallie. A rendere magica la zona anche la Colona di Giove, alta quattro metri, sulla quale oggi è visibile la statua di San Bernardo di Mentone, arcivescovo di Aosta. Si narra che un tempo al posto della statua ci fosse una pietra rossa, l’Escarboucle o occhio di Giove, testimone dell’antico culto del dio Penn, diffuso in queste montagne. La leggenda vuole che quella pietra, visibile anche a grande distanza, spaventasse i valligiani ormai cristianizzati che la identificavano con l’occhio rosso del demonio, tant’è che chiesero a San Bernardo di sconfiggere le forze infernali, distruggendo anche la pietra rossa.

La meraviglia del paesaggio, l’immensità e la potenza di una natura più viva che mai, il silenzio che avvolge le montagne, la storia e le leggende rendono questo luogo ancor più avvincente e suggestivo, custode di una particolare energia da vivere in libertà, in funzione delle proprie passioni e curiosità.

Il Colle del Piccolo San Bernardo, fin dall’antichità, era luogo di passaggio ed è per questo che tutti coloro che soggiornano in queste zone sentono forte il valore dell’accoglienza. L’Ospizio, fondato nell’XI secolo da San Bernardo di Montjou, è rimasto attivo come casa ospitaliera fino alla Seconda Guerra Mondiale, fu più volte distrutto durante i conflitti nelle varie epoche storiche e altrettante volte ricostruito. Oggi la struttura ospita l’Ufficio Internazionale di Informazioni Turistiche e il Museo della Storia del Colle, della Valdigne e della Savoia.

In questa zona di immensi prati verdeggianti, già in territorio francese, l’abate Pierre Chanoux, sacerdote con la passione per l’alpinismo, diede vita nel 1897 al Giardino Botanico Chanousia con l’obiettivo di far conoscere la bellezza e la rarità della flora alpina. Questo giardino botanico, il più alto d’Europa, visitabile da luglio a settembre, ospita più di 1.000 piante alpine. Nei percorsi tra i fiori ognuno può provare un’esperienza sensoriale unica.

Tra scoscesi versanti, boschi di conifere e piccole frazioni, La Thuile custodisce un ricco patrimonio minerario. Localizzate in luoghi molto panoramici, le miniere furono per anni, fonte di ricchezza per il paese e parte integrante della sua storia e di quella dei suoi abitanti.

I complessi minerari che si sono sviluppati a La Thuile sono due: uno legato all’estrazione di piombo argentifero e l’altro, quello più produttivo, finalizzato all’estrazione di antracite per la produzione di carbone. 

Alcuni documenti testimoniano che l’estrazione mineraria cominciò già nel 500, mentre nell’800 nacquero le prime miniere di carbone a sfruttamento artigianale per soddisfare il fabbisogno locale della popolazione. È però a partire dalla seconda metà degli anni 20 che, con l’investimento di ingenti capitali, si avviò un vasto programma di sfruttamento del minerale e questa località, da piccolo villaggio agricolo di montagna, si trasformò in un centro minerario fino a raggiungere l’apice estrattivo nell’immediato dopoguerra.  

L’attività mineraria terminò nel 1966, quando a La Thuile avveniva una trasformazione radicale grazie allo sfruttamento di un altro elemento naturale, la neve, che le ha permesso di diventare l’importante località turistica internazionale che oggi tutti conosciamo.

Il racconto minerario di La Thuile è testimoniato da una serie di sentieri nei boschi, alcuni di questi fattibili anche con i bambini, che portano a vecchi edifici, sfiati di gallerie, resti di infrastrutture tecniche. Un percorso affascinate è quello che porta alla miniera Granier dove è possibile vedere l’argano che veniva utilizzato per issare lungo un piano inclinato il carbone estratto nei livelli di coltivazione sottostanti e indirizzarlo verso la stazione di partenza dei convogli per Arpy. Da qui, mediante teleferica, il minerale raggiungeva Morgex per subire le prime lavorazioni, prima di essere inviato alla fabbrica siderurgica Cogne di Aosta. Nella zona antistante alla galleria Granier si possono osservare anche i binari della ferrovia e i carrellini usati dai minatori per movimentare il minerale. Vicino alla miniera un tavolo con panche in legno invita ad una meritata sosta per fare un piccolo spuntino e nel frattempo contemplare il panorama sul massiccio del Monte Bianco che si staglia proprio di fronte.

Le fortificazioni, che si possono facilmente vedere percorrendo in estate i numerosi sentieri che dal paese portano in quota -che si vada verso il Colle del Piccolo San Bernardo oppure verso il Colle San Carlo-, testimoniano che, in epoca sabauda La Thuile fu un importante baluardo contro le invasioni che arrivavano dalla Francia, mentre i bunker sono lì a ricordare le cruente battaglie della seconda guerra Mondiale.

La Valle d’Orgères è ricca di testimonianze risalenti al periodo tra il I e il XVIII secolo d.C. Oggi questa valle è oggetto di un progetto di scavi del dipartimento Studi Storici dell’Università di Torino che, insieme con il Comune di La Thuile, promuove per un percorso di scoperta con differenti attività programmate durante l’estate alla quale possono partecipare adulti e bambini.

E non finisce qui. Gli itinerari del gusto che si possono sperimentare a La Thuile permettono di scoprire questo territorio, le storie dei prodotti tipici caseari e la loro tecnica di lavorazione, la cultura dell’essicazione delle carni di bovino, camoscio, cervo o cinghiale per produrre la motzetta. E ancora, la preparazione del boudin una salsiccia di antichissime origini con patate bollite, cubetti di lardo, barbabietole rosse, particolarmente ricco e nutriente, nonostante gli ingredienti poveri e di recupero utilizzati nell’impasto.

Ma La Thuile ha anche una più recente storia “dolce” legata al cibo degli dei. Irrinunciabile, infatti, l’incursione nelle pasticcerie del paese per prendersi una pausa, scegliendo, secondo il proprio gusto, tra cioccolatini ripieni, praline, cremini, torte, gelati e fondue tutti rigorosamente a base di cioccolato.

Se il desiderio è sperimentare qualcosa di goloso, allora niente di meglio che pensare al cioccolato, in quella che a tutti gli effetti è Città del Cioccolato. La Thuile, infatti, dal 2009 è stata insignita di questo riconoscimento da parte di Chococlub, Associazione Italiana Amatori Cioccolato. Un titolo assegnato alle città che risultano interessanti al popolo dei golosi per produzione e prodotti al cioccolato, eventi a tema o tradizioni in cui il “cibo degli dei” assume la veste del protagonista assoluto.

Tra le specialità al cioccolato che caratterizzano La Thuile c’è la Tometta, specialità coperta da brevetto e prodotta dalla Pasticceria Cioccolateria Chocolat, il dolce con il quale La Thuile si è guadagnata il riconoscimento di “Città del Cioccolato”. 320 grammi di piacere per le papille gustative. Un tortino a base di cioccolato al latte, gianduia, nocciole del Piemonte IGP tostate e caramellate, con una forma che richiama il tipico formaggio d’alpeggio. La Pasticceria Cioccolateria Chocolat, che produce un’infinità di cioccolatini, unendo anche i sapori di erbe, bacche e liquori locali, è entrata nel novero delle strutture citate dalle maggiori Guide Specializzate. In laboratorio, l’esperienza del mâitre chocolatier Stefano Collomb che è stato più volte chiamato a rappresentare la Valle d’Aosta in manifestazioni a carattere nazionale e internazionale.

Sempre in tema di cioccolato, da segnalare la Torta 1.441 e il gelato al cioccolato fondente de La Crémerie, anch’essi simboli della tradizione dolciaria di La Thuile.

Un pascolo in alta quota, una baita, una stalla, una grande valle verde dove le mucche brucano erba e fiori, dove gli unici rumori sono lo scampanio dei campanacci o il gorgogliare dei ruscelli. Siamo nel vallone del Breuil, al quale si arriva facendo una deviazione sulla strada che da La Thuile porta al Piccolo San Bernardo.

2.000 metri di altitudine, un habitat nel quale la natura manda messaggi di energia con i suoi contrasti di colore e il Monte Bianco svetta sopra ai pascoli, quello dell’alpeggio Verney è un mondo a parte, espressione autentica della vita e della cultura rurali. Un microcosmo antico nel quale la natura e le attività umane si legano in modo intimo e armonico in un rapporto consapevole con la storia dei luoghi e con il territorio.

Una storia di passione quella di Davide Ramires che ha lasciato la vita cittadina per dedicarsi a quella della pastorizia, coinvolgendo tutta la famiglia. La visita al suo alpeggio è l’emozione di sentirsi immersi completamente nell’ambiente e nelle tradizioni alpine. Le giornate di Davide e della moglie Sylvie sono scandite dal ritmo della natura: il sole dà la sveglia, poi il tempo da dedicare agli animali e al loro benessere e infine, al tramonto, il riposo. Affascinante è vedere il casaro che munge la mucca o come il latte si trasforma in tanti prodotti caseari di qualità. Durante la visita sono previsti anche momenti degustativi di brossa, seras, burro, fontina e tome aromatizzate, alimenti che possono anche essere acquistati per un pic-nic nei prati.

Nella tradizione gastronomica valdostana la Fontina è certamente il formaggio più noto. La visita alla Grotta delle fontine, inserita nel programma di Mattinata D.O.P. permette di osservare più da vicino i cicli di maturazione di questo prezioso prodotto locale.

Ricavata da un nascondiglio di guerra, questa grotta, per dimensione e condizioni di temperatura e umidità, è ideale per la stagionatura. Al suo interno, infatti, sono stivate oltre 6.000 forme di fontina, formaggio a pasta semicotta, elastica e fondente, con occhiatura scarsa e racchiusa da una crosta compatta, sottile e marroncina.

Momenti degustativi offrono la possibilità di assaporare e percepire la differenza tra i vari livelli di stagionatura. Mattinata D.O.P., iniziativa promossa, dal Ristorante Les Granges, prevede 9 appuntamenti nel corso dell’estate a partire dal mese di luglio. Oltre alla Fontina, vengono proposti all’assaggio anche altri prodotti D.O.P. quali Valle d’Aosta Fromadzo, Vallée d’Aoste Lard d’Arnad e Jambon de Bosses e vini valdostani.

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