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Dalle strane vicende legate alla tomba del Petrarca, agli spettri delle Sette Chiesette e del Castello di Monselice, dalla “carega del Diavolo” alla sirena del lago di Lispida e ai briganti del Monte Cinto: i Colli Euganei e la Bassa Padovana sono territori ricchi di antiche storie e racconti, e il mese di novembre è il momento migliore per un tour all’insegna del mistero.
Partiamo, allora, proprio dalla cittadina di Monselice (Padova), fin dall’antichità importante snodo militare proprio per la sua particolare collocazione tra le pendici di due colli: quello della Rocca – anticamente Mons silicis – e il monte Ricco. A testimonianza di questo passato resta oggi il bellissimo Castello, il monumento più importante della città, che comprende diversi edifici edificati tra l’XI e il XVI secolo: i più antichi, il Castelletto, la Casa Romanica e la Torre massiccia furono fatti erigere nel Duecento da Ezzelino Da Romano. Tra queste antiche mura sono ben tre gli spiriti che si racconta vaghino ogni notte alla ricerca di pace: quello di Avalda – una delle amanti di Ezzelino che il tiranno fece uccidere da un sicario – e quelli di Jacopino da Carrara, per 17 anni prigioniero nel Castello per volontà dello zio Francesco e poi da lui condannato a un’orribile morte per fame, e della sua amata Giuditta che ancora oggi vaga alla ricerca del suo sfortunato amante.
Proseguiamo il nostro tour imboccando la bellissima passeggiata delle “Sette Chiese”, scandita da sei cappelle che si susseguono lungo la via che sale fino ad arrivare al piazzale antistante Villa Duodo, dove si trova la chiesa di San Giorgio. Qui si dice che appaia il fantasma di una giovane suicida.
Tra le tante leggende che animano i Colli Euganei, diverse sono legate alla figura del Diavolo. Ci dirigiamo, allora, verso Baone (Padova) dove – non lontano dai resti dell’antico Convento di Salarola, teatro di alcune vicende della storia della Beata Beatrice d’Este – sulla strada che porta da Calaone a Valle San Giorgio, incontriamo uno strano macigno di trachite a forma di sedia chiamato appunto la “Carega del Diavolo”. La tradizione vuole che ogni cento anni un demone diverso prenda possesso di questo luogo per portare alla perdizione gli uomini, così come una leggenda narra sia accaduto tanto tempo fa a un povero contadino irretito dal demonio con le sembianze di una giovane donna.
La nostra tappa successiva è lo splendido borgo di Arquà Petrarca (Padova) che deve il suo nome al celebre poeta toscano, che qui decise di trascorrere gli ultimi anni della sua vita e che qui fu sepolto: oggi è possibile visitare la sua Casa divenuta un museo, mentre i suoi resti sono custoditi in un’arca di porfido rosso che si innalza sul sagrato antistante l’antica chiesa. Il riposo del poeta non è stato, però, per niente tranquillo e la sua tomba fu profanata più volte nel corso dei secoli. La scoperta più sorprendente risale al 2003: alcune analisi sullo stato di conservazione dei resti hanno, infatti, rivelato che il cranio conservato nella tomba è quello di una donna e resta ancora oggi un enigma il destino delle vere ossa del poeta.
Ci rimettiamo in viaggio e, sulla strada per raggiungere Galzignano Terme, facciamo una breve sosta al Lago di Lispida nei pressi dell’omonimo castello risalente al XVIII secolo situato nella frazione Monticelli di Monselice. Il lago, una delle più importanti aree umide ancora presenti nella zona, è legato alla leggenda dell’amore tra una sirena e un giovane conte molto malato, una storia che ci ricorda anche le sorprendenti virtù e proprietà curative dei fanghi degli Euganei.
Arriviamo, quindi, nel comune di Galzignano Terme (Padova), dove il sentiero n.10 del Parco Regionale dei Colli Euganei ci conduce al Monte delle Grotte che, tra anfratti e passaggi segreti, racconta con la sua toponomastica e i resti di ruderi ancora visibili tra la boscaglia, storie di abitanti sapienti e antichi segreti.
Sempre a Galzignano, in località Valsanzibio, merita senz’altro una visita, l’affascinante giardino di Villa Barbarigo, ideato dall’architetto Luigi Bernini, che si estende su una superficie di ben 150.000 metri quadrati: con il suo complesso monumentale costituito da fontane, ruscelli, cascate, scherzi d’acqua e peschiere, costituisce uno degli esempi più importanti di giardino simbolico del Seicento. Il significato dell’imponente struttura rappresenta il percorso spirituale che l’uomo deve compiere verso la purificazione e la salvezza, rafforzato anche dalla presenza di un labirinto di bossi che si sviluppa per circa un chilometro e mezzo.
Ci dirigiamo, infine, verso Cinto Euganeo (Padova), ultima tappa del nostro viaggio, per raggiungere uno dei luoghi più oscuri e affascinanti dei Colli Euganei. Il Monte Cinto era nell’Ottocento infestato da briganti e malviventi che trovavano rifugio nelle numerose grotte presenti, tra queste quella più profonda e impenetrabile è oggi nota come “Buso dei Briganti” e sono ancora visibili i gradini incisi nella roccia che conducevano all’ingresso del nascondiglio. Una delle tante storie legate a questo luogo racconta che nel 1856 vennero giustiziati cento briganti nella piazza di Este, ma il loro capobanda si salvò, si nascose con sua moglie proprio nel Buso dei Briganti e cambiò radicalmente vita tanto da essere chiamato l’Eremita o il Santo.

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